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col suo aiutante capitano Ikssek e con otto croati armati, e non trovatolo gli si lasciava un rescritto per cui, senza ricorrere alle autorità civili nè alle ecclesiastiche, gli s’imponeva di tutto loro arbitrio di presentarsi ad un costituto a Claujano. E un esercito macchiato di simili soprusi, di tante turpitudini, di tante infamie si acclama a Vienna e in seno alla Costituente si propone di rimeritarlo col premio dei valorosi? Oh sì! Fregiate a questi prodi il petto colla croce del merito: essi hanno bene meritato dalla patria! Le hanno conquistato una corona d’infamia che tutti i secoli venturi non arriveranno a sfrondare. Chiamateli pure invitti e valorosi! incoronateli pure d’alloro! Da tutte le nazioni incivilite s’innalzerà una voce d’indignazione che, mista ai gemiti di quattro milioni d’italiani conculcati, farà degna musica alla festa nazionale che voi loro apprestate! Io non ho mai guardato la statua di Napoleone circondato dai suoi militari trofei senza fremere. Mi pareva che da tutti quei vessilli, da tutte quelle innumerevoli foglie di alloro gocciassero le lagrime dei popoli, e, inorridita, tra mezzo ai pomposi emblemi della vittoria sentivo l’orribile puzzo del sangue. Pure Napoleone a tanta carne umana sacrificata poteva opporre qualche bel fatto d’intrepidezza, di coraggio, di strategia militare. Nella guerra d’Italia di quali fatti gloriosi possono vantarsi questi vostri generali che, seduti a tavolino tre o quattro miglia lontani dal campo di battaglia, comandavano l’incendio, il saccheggio, la strage?

Percoto. 7