i diritti di proprietà, nè tampoco i propri capitolati, (e lo sanno Udine e Palma) nè le istituzioni civili del suo governo, perchè arbitrariamente ordinava ai nostri Comuni carri e uomini per suo servizio, arbitrariamente citava al suo tribunale quelli che sospettava avversi, e senza forma di processo emanava le sue sentenze. A corroborare il mio asserto valga il fatto del parroco di Pontebba, catturato proditoriamente, legato ad una carretta, in mezzo a due sgherri che gli tenevano due bocche da fuoco sul petto, e così condotto fino a Gemona; del cappellano di Svegliano, Daniele Nigris, parimente arrestato ad arbitrio e tenuto prigioniero per più di due mesi, durante i quali ebbe a soffrire ogni sorta di contumelie e d’insulti. Giunsero fino a sputargli in faccia e sul pane di cui miseramente si nutriva, a minacciarlo di fucilazione, a spaventarlo, a farlo alzare fin tre volte per notte, a radergli per dispregio i capelli, ecc. ecc.; del parroco di Ontegnano, Venturini, che, fuggito dalla canonica saccheggiata, e dopo qualche tempo lasciatosi persuadere a ritornarvi da reiterate promesse fattegli per bocca del troppo credulo Luigi Lestani, potè convincersi che gli si tendeva un tranello del quale sarebbe rimasto vittima, se per caso in quella notte fissata per il ritorno non si fosse fermato in casa del suddetto Lestani; poiché la canonica fu circondata da soldati, e un capitano, nonostante la data parola d’onore, fece sfondare le porte e a guisa d’assassino brandendo non già la spada, ma uno stile, cercava il prete in ogni angolo della canonica protestando di volerlo trucidare; del cappellano di Soleschiano, Pietro Spizzi, alla cui canonica nel giorno 18 luglio si presentava in persona il colonnello cavaliere Kerpan, i. r. comandante il blocco di Palma,