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in piazza della scala 23

brontolava, qualunque fosse la mancia, e si guastava cogli avventori.

Cagna miseria! come diceva la Ghita. Denari! tutto sta nei denari a questo mondo! Quelli che scarrozzavano colle tendine chiuse, quelli che facevano la posta alle ragazze dinanzi al caffè, quelli che si fregavan le mani, col naso rosso, uscendo dal Cova! c’era gente che spendeva cento lire, e più, al veglione, o al teatro; e delle signore che per coprirsi le spalle nude avevano bisogno di una pelliccia di mille lire, gli era stato detto; e quella fila di carrozze scintillanti che aspettavano, lì contro il Marino, col tintinnio superbo dei morsi e dei freni d’acciaio, e gli staffieri accanto che vi guardavano dall’alto in basso, quasi ci avessero avuto il freno anch’essi. Il suo ragazzo medesimo, quello dell’Anonima, allorchè gli facevano fare il servizio delle vetture di