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il bastione di monforte. | 13 |
di capelvenere, dinanzi la valletta che si stende bianca di luna.
O i molli plenilunî estivi, in cui la giovinezza canta e sogna per le strade, e le memorie sorgono dolci e candide del passato ad una ad una! — E le fredde lune d’acciaio del Natale, quando i grandi scheletri dei castagni d’India segnano di nero l’azzurro profondo e cupo, e il turbine strappa le foglie dimenticate dall’autunno con un mugolìo che viene da lungi, dalle notti remote in cui passava dietro l’uscio chiuso sulla famigliuola raccolta intorno al ceppo, e spazzava via tutto! — E l’albe livide, i meriggi foschi sui rami inargentati di neve, i gemiti lunghi che vengono col vento dalle notti remote, e i giorni che scorrono silenziosi e deserti sul viale bianco di neve, Ora di tanto in tanto passa il carro funebre senza far rumore, come una macchia nera,