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Queste poche pagine che la «Commissione stampa» del Comitato generale cittadino dei festeggiamenti per la posa della prima pietra della nuova stagione di Prato, ha messo insieme, non hanno affatto la pretesa di offrire una storia minuta e documentata della lunga pratica ferroviaria appena negli ultimi mesi pervenuta alla sua fase conclusiva, e neppure hanno lo scopo di gridare l’osanna o il crucifice a vivi o a morti, ricordando gli ostacoli non sempre disinteressati che hanno impicciato il disbrigo della vertenza e la realizzazione del progetto; no: esse si prefiggono un intento molto più modesto e molto più nobile: vogliono additare al popolo quanto costi di sacrifìcio, di tenacia e di volontà ogni passo in- avanti sulla via del progresso, e vogliono esaltare, contemporaneamente, la grandezza pia del lavoro che nell’esaudimento delle aspirazioni legittime di una città o di una provincia integra e coordina il benessere e il divenire della Nazione.

La strada della civiltà è bagnata di lacrime e macchiata di sangue: per salire uno scalino, per toccare una vetta, per aggiungere un anello minuscolo alla maglia che simboleggia la difesa attiva opposta dall’uomo alla forza bruta dalla natura, molte volte generazioni intere hanno dovuto e devono vuotarsi le vene e lasciar lembi di carne nel lento e doloroso cammino: un destino fiero ed avaro grava sulla affaticante umanità e nulla concede, nulla dona, nulla consente tra i benefici e i sorrisi che fanno cara e