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questa, giunta a Firenze il 9 Ottobre u. s., era così concepita:

Roma, 8 Ottobre 1898.

All'Ill.mo Sig. Sindaco di Firenze,

Ho esaminato la lettera dell’8 Giugno, indirizzatami dalla S. V. per incarico di codesta Rappresentanza comunale, e dichiaro subito che non metto in dubbio la opportunità, ed anzi la necessità che sia risolta la questione della Biblioteca Nazionale, come pure riconosco ed apprezzo i molti, disinteressati, lodevolissimi sforzi fatti da codesta Amministrazione per agevolare ed affrettare tale risoluzione.

Ma, stando ai calcoli molto sommari che si sono dovuti fare, tale sistemazione importerebbe una spesa di circa due milioni, sia pure ripartibile su un certo numero di anni, e non potrebbe essere fatta senza un provvedimento legislativo.

Ora non è bisogno che ricordi alla S. V. il programma finanziario ed economico col quale si è presentato il Ministero, e che risponde ai ripetuti, espliciti desiderati dell’opinione pubblica e del Parlamento.

Si vuole, cioè, che, salvo il principio del pareggio, si vegga possibilmente di sgravare i contribuenti, e di attuare in pari tempo qualcuno dei molti provvedimenti sociali che da lungo tempo il Paese attende, e che in sostanza significano per l’erario diminuzione di entrate ed aumento di spese.

In questo stato di cose non saprei davvero, e con me è concorde il Consiglio dei Ministri, che ho sentito, affrontare la responsabilità di proporre, tra i primi atti, al Parlamento la legge necessaria per codesta Biblioteca, che è certo utile e anche indispensabile, ma non ha davvero quei caratteri di indilazionabilità che ne potrebbe acconsentire l'immediata presentazione, senza urtare col programma del Governo.

Comprendo che, rifiutandomi di prendere l’impegno e di dare l’affidamento che il Comune desidera, mi espongo forse a perdere la combinazione favorevole che il Consiglio comunale ha proposto per la sistemazione della Biblioteca; ma non saprei proprio che farci, per quanto me ne spiaccia. E, come io ho creduto di dovere esser franco nella risposta, amo ritenere che il Consiglio, facendosi