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strazione. Lo avvertiva pure che la Cassa di risparmio fiorentina avrebbe anticipato i fondi per la erezione del nuovo edifìcio.

Ma sopraggiunse un’altra crisi ministeriale, senza che si fosse venuto a capo di nulla.

Nel frattempo il comm. Chilovi e l’ing. cav. Alessandro Papini pubblicavano, per cura del Loescher, uno studio diretto a provare che l’area esibita dal Comune era sufficiente, e che con essa si sarebbe potuto dare alle varie parti della Biblioteca un ordinamento conforme a tutte le più alte ed ardue esigenze moderne.

Il 25 maggio 1894, rispondendo al Sindaco che aveva rinnovato gli eccitamenti, l’onorevole Baccelli scriveva:

La S. V. Onorevolissima ben sa quanto mi stia a cuore di dare a codesta Biblioteca Nazionale un edificio degno della grande importanza che essa ha, e della città nobilissima in cui risiede.

E però, dopo il mio ritorno da Firenze, ho preso personalmente conoscenza del disegno che ne fu fatto. Quindi è superfluo lo spendere parole con lei sopra di ciò; e solo voglio che Ella sappia come io nutra fermo proposito e calda speranza di vedere, quanto più presto sia possibile, attuarsi un’opera così giustamente desiderata.

Poco dopo, il 9 Agosto 1894, l’on. Sindaco, rivolgendosi al Ministro del Tesoro, esponenevagli i buoni propositi della Cassa di risparmio di Firenze, per l’operazione finanziaria, e facevagli riflettere come vi fosse pure urgente bisogno di tutelare le Gallerie e l’Archivio di Stato dai pericoli che in quell’anno medesimo erano additati, come vedemmo, in una pubblicazione ufficiale.

«E cosa, diceva il Sindaco, che deve tutti unirci, per amore di Firenze, e per decoro e interesse nazio-