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indugiò a consultare le quattro Commissioni municipali della Pubblica Istruzione, dei Lavori Pubblici, delle Finanze, degli Affari legali, che si pronunciarono in favore della cessione allo Stato dell’area descritta; e il 3 Luglio 1885 diede il suo consenso anche la Giunta municipale.

Nella relazione verbale del 16 Giugno 1885 alle predette Commissioni, l’onorevole Sindaco aveva potuto partecipare che il Ministero, desideroso di conseguire l’aiuto del Comune, mentre era disposto, dal canto suo, ad aumentare gli assegni annui alla Biblioteca Nazionale di Firenze, per l’acquisto di nuove opere, ne aveva pure, con recenti disposizioni, già accresciuto il personale superiore, ed aveva dichiarato questa e la Vittorio Emanuele di Roma le due Biblioteche Nazionali Centrali; come quelle che dovevano raccogliere tutte le pubblicazioni italiane e le principali straniere, «non solo a beneficio di Firenze e di Roma, ma della intera Nazione.»

Prendevasi atto di tali propositi del Governo dalle Commissioni municipali, nel loro ordine del giorno, che invitava la Giunta a non ricusare il sacrificio richiesto per l’opera governativa, mentre esprimeva la fiducia che lo Stato avrebbe costruito per la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze «un edificio rispondente ai bisogni dell’istituto e in pari tempo alle convenienze dell’arte.»

Il Comune inducevasi a porgere così cospicuo aiuto allo Stato, perchè voleva agevolare una sistemazione più comoda anche degli altri due istituti preziosi, l’Archivio di Stato e le Gallerie; oltre che metterli in salvo dai pericoli che i rapporti ufficiali non hanno mai dissimulato.