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erroneamente creduti anteriori al 1350. Alla classe però dei manoscritti con data riconosciuta doveva essere assegnato anche il Bat. 465, che il Witte credeva smarrito, e che il Täuber ha trovato identico al codice della R. Biblioteca di Berlino, mss. Hamilton 203 [«Iste liber scripsit tomazus olim filius petri benecti ciui et mercatorj lucano anno natiuitatis dni MCCCLXVIJ i pmis sex mensibus de dicto anno in ciuitate pisana»].1 Così, a proposito del codice di Santa Croce, era da tener conto dello studio pubblicato dal prof. Marchesini nell’Archivio storico italiano, che risolve felicemente la vecchia questione in favore dell’autografia villaniana del codice, assegnandolo agli anni intorno al 1391;2 e a proposito del codice Poggiali non si doveva trascurare lo scritto del prof. Gentile comparso nella Rivista delle Biblioteche, nel quale l’età del ms. è fatta scendere a qualche diecina d’anni dopo la metà del secolo xiv.3 Nell’enumerazione poi dei commenti, non so su qual fondamento il Negroni assegni alla prima metà del Trecento l’Anonimo pubblicato dal Fanfani, quando in esso son ricordate l’Epistole e il De vita solitaria del Petrarca (I, 618, II, 14, 47, 161, 322 ecc.) e le Novelle del Boccaccio (II, 227 e 229), e vengon copiate pagine intere della «vecchia cronaca intitolata in Giovanni Villani» (I, 374). Ed è anche un errore il credere che il commento contenuto nel codice Ric-

  1. Cfr. Wiese, Vier neue Dantehandschriften, nella Zeitschr. f. rom. Philol., a VIII, pp. 40-42.
  2. Due manoscritti autografi di Filippo Villani, Firenze, 1888 (estratto dall’Arch. st, ital., serie V, tomo 11), pp. 16 e segg.
  3. Il Codice Poggiali della Divina Commedia, Firenze, 1888 (estratto della Riv. d. Bibl., n. 1-4).