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biettiva, ma obiettiva e impersonale, propose in una recente monografia1 di far uso per un’edizione della Commedia «di quei soli codici, dei quali, non per letterari od estetici ragionamenti (troppo di lor natura incerti e disputabili), ma per prove storiche e paleografiche, si potrà far sicuro giudizio che appartengono alla prima metà del secolo xiv, messo inesorabilmente da parte ogni altro codice di dubbia o più recente data». L’edizione che ne uscirebbe, avendo per sè la unanimità di detti codici, dove sono uniformi, o la maggioranza ove taluno diversifichi, dovrebbe essere intitolata: La Commedia di Dante Allighieri secondo la lezione de’ suoi contemporanei.

Di questi tre studî porta resultati più positivi quello del Moore. La raccolta di varianti, le notizie dei codici da lui esaminati con l’indicazione delle lezioni caratteristiche di ciascuno, saranno di molto giovamento a chi vorrà saggiare metodi o determinare relazioni fra i manoscritti. Il Moore stesso ha stabilito una famiglia di trentotto codici che denomina Vaticana, ed accenna ad altri gruppi, fra i quali uno Ashburnhamiano di sei codici. Alla determinazione della stessa famiglia Vaticana è pur giunto il Täuber; e questo trovarsi d’accordo nei resultati due lavori condotti per via diversa pare per sè stesso prova di di verità. Il Täuber stabilisce anche un altro gruppo di codici, al quale nei Contributi del Moore non si trovano che allusioni, gruppo detto Barberiniano, perchè i manoscritti che lo compongono appaiono scritti da un Francesco di ser Nardo da Barberino in vai di Pesa, che il Täuber tende a identificare (ma senz’alcun serio fondamento) con l’autore dei Documenti d’amore

  1. Sul testo della Divina Commedia: discorso accademico, Torino, Clausen, 1890; 4º, pp. 39.