La necessità di un siffatto lavoro è da più secoli sentita in Italia; nè potrebbe l’età nostra senza vergogna trascurarlo, per quanto esso possa sembrare di difficile attuazione. Le ripetute prove fatte per quattro secoli non sono bastate a soddisfare i desideri degli studiosi; ma della mala riuscita a che è da dar la colpa? all’argomento, o ai metodi usati? Chi conosce anche superficialmente gli studi fatti sino a qui sul testo del divino poema, non ha bisogno di risposte e tanto meno di dimostrazioni. Sa che soltanto dal Witte fu fatto un tentativo serio per risolvere il difficile problema, e che dopo di lui, nonostante sulla strada da battere per giungere a sicuri resultati non dovesse esser più dubbio, mancò chi alla difficile impresa si riaccingesse con quel fervore, di cui il dantista alemanno aveva dato esempio. Quand’ecco giungerci, al principio dell’anno scorso, un volume di contributi alla questione del testo da quell’Inghilterra che tanto benemerita è stata, in questo secolo, degli studi danteschi.1 Di questo volume troppo minor conto s’è fatto sinora in Italia di quello che merita, poichè esso non contiene solamente la collazione completa di 18 mss. per tutto l’Inferno, e la collazione di oltre 150 passi scelti, fatta su più ampio numero di codici (ora un terzo, ora la metà di quelli esistenti), seguita da giudiziose discussioni per fissare tra varie lezioni la primitiva e originale; ma dall’esperienza di molti anni il Moore ha tratto materia a scrivere una pregevole introduzione, in cui deter-
- ↑ E. Moore, Contributions to the textual criticism of the Divina Commedia, including the complete collation throughout the Inferno of all the mss. at Oxford and Cambridge. Cambridge, University Press, 1889; 8º, pp. LVI-723