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PENSIERI E GIUDIZI | 81 |
il pretume sullo stomaco e la clericalaglia fra i piedi: e ad ogni carezza nostra, voglio dire di governanti, c’insultano; e ad ogni atto di nostra pazienza, prendono coraggio; e nella nostra stolida indifferenza c’insidiano la nostra libertà e la nostra vita.
No, no: quando la tua maschia figura sorgerà in Campo dei Fiori, o Giordano Bruno, i giovani penseranno che non è più tempo di sopportare le vigliacche transazioni di una gente che ha più paura della libertà che del disonore; si persuaderanno che, fintanto non si estirpi il prete da Roma, Roma non avrà piena coscienza dei suoi nuovi destini, l’Italia non avrà libere istituzioni, il popolo non racquisterà mai interamente la sua sovranità.
III.
Alla sfida audace del clericume rispondano i comizi popolari, affermando che tra l’Italia e il papato, tra il popolo italiano e la pretaglia di qualunque setta non sarà mai altro che guerra. Non guerra di partito, di setta, di scuola; ma dei liberali di tutte le gradazioni, degli onesti di tutti gli ordini sociali contro gli avvelenatori delle coscienze, gli stupratori delle anime, i disturbatori delle famiglie, gl’insidiatori della libertà, i nemici della nazione.
Chi parla di conciliazioni, o sogna o volpeggia; chi predica la tolleranza è codardo; chi alimenta