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48 | MARIO RAPISARDI |
state non fecero che alimentare la sua fede nel bene. La gloria non lo distolse dalle fatiche e dai pericoli delle battaglie. Il pensatore, lo scrittore, il cittadino erano in lui proporzionati e armonizzati stupendamente, faceano di lui un uomo-statua, uno di quei monoliti viventi di cui una nazione, feconda come la Francia, non può vantare, in un secolo, che rarissimi esempi.
XIII.
maggio 1903.
Non senza dolore ho appreso la notizia della morte di Alinda Brunamonti. Perugia ha perduto il suo migliore ornamento, Italia la sua prima poetessa: prima, delle presenti e, oserei dire, delle passate, non esclusa Vittoria Colonna tortoreggiante alla petrarchesca: prima, per profondità di pensiero, per finezza d’arte, per italianità di lingua e di stile. La sua mente, osservatrice malinconica dei fenomeni della vita universale, coglieva rapporti inaspettati fra gli oggetti del mondo visibile e invisibile, armonie nuove tra la ragione e il sentimento, tra la scienza e la fede, e li esprimeva con tal delicatezza di colori e di suoni, da lasciare nell’animo del lettore un senso misterioso come di una voce di altre sfere.
Ad Alinda Brunamonti daranno i posteri quella gloria che ella non cercò, nè avrebbe voluto ottenere in tempi, in cui la gloria si scambia con