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VIII | PREFAZIONE |
di un terreno riarso. E veramente a tale ufficio ben risponde questa prosa facile colorita immaginosa, che ha ora l’austerità di una dissertazione dottrinale, ora il fáscino di un colloquio d’amore, ora la concitazione di un proclama di guerra.
Per Mario Rapisardi l’arte fu un apostolato, e la sua missione di educatore egli adempì scrupolosamente e con sicurezza. Come a Lui importava anzitutto essere stimato quale carattere, così voleva che i giovani uscissero dalle nostre scuole non col cervello imborrato di erudizione, ma col cuore pieno di magnanimi sensi, nutriti di sani princípi, pronti sempre a combattere e a cadere per l’Ideale. Egli, rapito sempre in una visione divina di rigenerazione, in una sublime aspirazione al benessere universale, tentava infondere negli animi l’amore alla verità e alla bellezza con la potenza suggestiva delle sue immagini geniali; e tutto quanto vedeva d’inciampo al raggiungimento del grande Ideale umano, cercava abbattere con l’impeto della sua parola fulminatrice, che pareva il grido solenne di un profeta antico annunziante prossima la vagheggiata redenzione.
Flagellare il vizio, esaltare e fare amar la virtù, dovunque e in qualunque modo: a questo mirò costantemente per tutta la sua vita attiva e