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36 MARIO RAPISARDI

e, mentre Spaccaforno e altri meschini comunelli dell’isola religiosamente conservano le opere del Sozzi, Catania di sapere albergo, come ognun sa, ha il vandalico vanto di aver distrutto quell’unica che possedeva, dico la vòlta della Biblioteca universitaria, da lui mirabilmente dipinto. La proposta della distruzione, fatta dal signor Conte Alessandro Moroni, allora bibliotecario, appoggiata dalle autorevoli relazioni del così detto Genio Civile, non contrastata dal signor rettore della Università, protestante invano qualcuno del Consiglio Accademico, e debolmente opponendosi il Comm. Francesco Di Bartolo, fu approvata dal regio governo ed eseguita con insolita alacrità. Ed ora la Biblioteca universitaria, trasformata in casamatta mirabile, ha la gloria di contenere qualche migliaio di più di libri, e tutta la zavorra teologico-giuridica che contiene non corre più il pericolo di essere esclusa dal santuario di Minerva.

Questa civilissima distruzione è quì richiamata non a rimprovero o condanna di chicchessia, ma ad escusazione e giustificazione di questo nobile paese che all’ingegno di Michele Rapisardi non ha creduto dedicare alcun segno d’onore1.


Non ignoro che dai macchiaioli del dì la pittura di Michele Rapisardi è tenuta in conto di

  1. In seguito gli fu eretto un busto in marmo nel giardino Bellini.