Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
20 | MARIO RAPISARDI |
IX.
Detesto il femminismo che, sfrondato delle frasche onde lo va rinfronzolando la retorica interessata degli affiliati, si riduce ad una lega delle zitellone brutte e saccenti contro gli ominacci che non le hanno sposate.
Nelle donne venero la bontà, adoro la bellezza: due potenze educatrici e dominatrici, di cui le ha dotate la natura, e che le rendono irresistibili a tutte le forze individuali e sociali.
X.
novembre 1902.
Lasciate che l’uomo lavori quanto può e riposi quando vuole. A voler tutto disciplinare, si fa dell’uomo una macchina e della società un convento e una galera.
XI.
Troppi giornali si vanno oggi scrivendo e troppe forze si sprecano in codesto cotidiano stillicidio di cervelli e di cuori giovanili. E giovassero almeno a tenere uniti in un pensiero gli amici, a mutare o debellare gli avversari! Al contrario, a me sembra che essi, oltre il distogliere li animi dagli studi e dai costanti propositi che si maturano spesso nella solitudine, fra gli amici alimen-