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162 MARIO RAPISARDI

Di gareggianti carmi.
Sorgon dai sacri marmi
Ove dormìr lunghi anni in Santa Croce
I magnanimi spirti,
85Ripetendo il tuo nome ad una voce;
Da l’iperboreo nido
Leva pauroso la squallida faccia
Il domato stranier, chè il novo e santo
Di speranze e d’amori italo grido
90Gli par voce d’oltraggio e di minaccia.

     Ma a l’italo banchetto
Propizianti non vedrai due sole
Su la cui fronte pensierosa e mesta
Nullo raggio ancor manda il nostro sole.
95E, mentre ornate a festa
Convengono a libar l’itale suore,
Sui tuoi memori colli,
O sposa di Quirin, siede il dolore;
E, di cipresso cinta e in veste bruna,
100La violata sposalizie antica
Piange Venezia da la sua laguna.

     Pur del tuo sdegno il fulmine su noi,
Padre, non piombi ancora,
Chè in noi, benchè repressa, ira non dorme;
105Nè vi sdegnate, o voi
Del Tirreno e de l’Adria esuli mesti,
Cui non è dato incoronar la prora
Del novo italo mirto,
E pellegrin con voi recate il santo
110Penate a queste etrusche ospiti mura,
Ove agli accolti eroi
Sarà stille di foco il vostro pianto.