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gni grado, ogni passo è stato segnato da una espressione particolare dell’arte mia; tanto che, leggendo con benevola attenzione i miei scritti, nell’ordine onde furono pubblicati, un critico diligente può tessere tutta la storia del mio animo e della mia vita. I momenti più caratteristici, i problemi più ardui della coscienza e della vita contemporanea hanno ricevuto qua e là nell’opera mia trentenne la loro espressione fantastica.

Devo l’emancipazione assoluta del mio spirito allo studio delle opere di Darwin, di Spencer, di Büchner, di Moleschott, di Ardigò, di Haeckel. Ho studiato assai il pensiero contemporaneo nelle letterature straniere; ma non ho accattato, come tanti pur fanno, il mio bagaglio nè ai Francesi, nè agl’Inglesi, nè ai Russi: mi sono studiato invece di rimaner fedele alle buone tradizioni dell’arte nostra, e ho cercato di essere spiccatamente italiano, pur permettendomi quella libertà e quegli ardimenti nello stile, nella lingua, nei metri, che sono detestati dagli accademici e dai pedanti, che in Italia hanno ancora una grande autorità.


Mario Rapisardi