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ODI CIVILI 157

115Nostro fato per or d’Arno la riva.
Ne l’insubre sorella,
Guarda e ti specchia, e in lei che dal Vesèvo
Partenopea regina
Sol de l’italo ben guarda a la stella,
120D’amor di patria esempio e meraviglia;
Tu lor fisa le ciglia
Di pentimento e di dolor commosse,
Ed ai cognati eroi
Serra l’invitta mano
125Sinchè fian tutti i fati a noi maturi
E non ci arrida la speranza invano.

    Voi, che reggete il corso
Di questa irrequieta Aquila indoma
Di vil paura il morso
130O amor di mal secura aura di plebe,
Da sì giusto terren mai non rimova
Sopra i toscani allori,
Come di questa Italia amor consiglia,
Vigili a le nemiche armi starete;
135E il livido corruccio,
Se ancor negl’inclementi animi dura,
Da l’ausoniche mura
Tuoni l’ira di Dante e di Ferruccio!

    E se il secondo sole
140Sorgere non vedrem dal Campidoglio
A illuminar gli allori
Di Garibaldi e di Vittorio il soglio,
Oh venite, accorrete, itale genti,
De la riscossa è l’ora!
145Come leoni per lungo digiuno
Sorger potremo allora
Per lungo amor più stretti e più possenti