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ODI CIVILI 151

E l’aquila superba,
Invan stridendo a le natíe montagne,
85Saldar le piaghe e ritentar il volo.

    De le tue glorie al grido
Chi esultar non poteva? E tu per lei
Magnanimo cadevi,
Che all’Italo leon cogliesti a canto
90Gl’invidiati allori
E di Bergamo bella orbavi il nido:
E tutta Italia applaudisce in pianto.
Oh generoso, oh santo
L’ardor che ti spingea sotto quel cielo,
95Che ne la gloriosa eco ancor suona
La parola di lui che primo ardía,
Tesmoforo immortale,
Degli arcani del sol tentar la via.
Chè nei subdoli o pigri ozi di Roma
100Cingere ambisti, se non patrio serto,
L’ultima fronda a l’onorata chioma.
Oh generoso, oh santo
Di libertà e di gloria italo zelo!
Ov’è causa d’oppressi, ovunque è suono
105Di liberi trionfi,
Ovunque è pugna ad atterrare un trono,
Non più, come solea, superba e fiera,
Ma sorella ai gementi,
Sventolerà l’italica bandiera!

    110Terra dei prodi, addio.
A l’alba di tue glorie, auspice bardo,
Fremente la sdegnosa arpa flagello
E ti mando su l’aure il mio saluto.
Forse, nè lungi è il dì! spirto canoro,