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150 MARIO RAPISARDI

E sacrifici, e irreparabil clade,
E calpestar di lacere bandiere,
E canti di vittoria, e disperato
Lottar con l’ira e con la morte, e lunghe
55Veglie, e pallide cure, e lo spavento
Piegar sul Volga l’irte chiome al vento.

    Ed ecco il sanguinoso
Campo pullula eroi. Tacito e fiero
Sorge bieco lo sguardo un disdegnoso,
60Ed è insegna di morte il suo vessillo.
Ei, de’ sofi i securi ozi sprezzando,
E gl’infecondi studi,
Tolse un acciaro e si scagliò primiero
Nei perigliosi ludi,
65Fortunoso! e vi colse i primi allori.
Al fianco suo si serra
Stuolo di generosi, e come nembo
Piomban sui traditori.

    Così nell’ardua prova
70Disserrar vidi gl’insubri leoni
Su le teutone squadre, attorno stretti
Al gonfalone del Carroccio, e brando
Era loro la patria e mura i petti!
Oh bello, oh grande! E impallidían pugnando
75Anzi a quei fremebondi
Quelle turbe di schiavi
E d’avidi baroni
Sol venuti a predar gl’itali campi;
Chè docile credean greggia d’ignavi
80Chi di lor sangue intiepidivan l’erba.
E vidi allor la ghibellina insegna
Morder più volte il suolo,