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ODI CIVILI 141

Tu non cadrai! Nè fia quel sangue vano,
Che di tua libertà l’are fe’ molli;
Onde vermiglio è di Cidonia il piano,
                    48Di Suli i colli.

Chè se allor pesti i tuoi lauri, livore
Di potenti t’oppose argine al corso,
E se ignaro di te stranio signore
                    52Ti strinse il morso;

Non disperare! Iddio levò il flagello
Sui nepoti d’Asburgo, e fien distrutti:
Ne l’indocile al sol paterno ostello
                    56Torneran tutti.

Ma credi al ciel, credi al tuo braccio. È forte
Chi de le sue speranze è brando, è duce:
In tra le abbominose ombre di morte
                    60Sarà la luce.

Men temi gli stranieri odi rompenti
Più le lusinghe! E già scoppia lontano
Grido a disingannar le illuse genti
                    64Dal Vaticano.

Dal Vatican, che reggia una ed altare
A Italia esser dovea nei dì più belli;
Onde gli estinti da Superga al mare
                    68Spezzàr gli avelli.

Tu leva il guardo al Pindo ed a l’Oeta,
Aquila dell’Olimpo, e ai quattro mari:
Ecco l’ombre di Marco e di Niceta,
                    72Ecco Canari.