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l’uomo giusto di barga 323

Risplendevano, al suo passaggio, d’una luce improvvisa i fasci d’armi nelle piazze. Attraversò tutta Roma, varcò il Tevere, penetrò da una porta di bronzo, e stette accanto al suo vicario, e gli pose vicino la sua croce, e gli disse: — Tu vegli in lagrime, o santo vecchio, figlio mio? Prendi questa croce in pace. Io sono il sacrifizio, e non il dominio. La mia corona era di spine, e il mio trono fu il patibolo: questa croce. Prendila, e mi rassomiglierai. Non essendo più re, sarai più me. Le genti vedranno e crederanno. —

Santo sarà, forse, col tempo, per tutte le genti questo giorno della Breccia. Per noi, è santo fin da ora. E bene è che noi lo scegliamo per onorare gli uomini che ci fecero del bene e che bene servirono la patria.

E tu, o Salvo, ne facesti a noi pur tanto, del bene! E tu l’Italia l’hai servita quietamente e modestamente per tanti anni! E nell’anno, che fu per lei di grande dolore, tu eri tra i suoi combattenti. E perciò noi abbiamo scritto nel bronzo il tuo nome che la tua patria ricorderà.