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l’uomo giusto di barga 321

non nati ancora; quando si pensa, e in quest’ultimo pensiero ci addormentiamo, che morti e disfatti e inceneriti e dimenticati, noi continueremo a fare il bene come ancora viventi.

E tu, o Salvo, in questo pensiero ti addormentasti dolcemente, dopo gli strazi e i martirii. Ma noi, noi, non ti dimentichiamo! Noi l’abbiamo accesa la lampada sulla tua tomba, prendendone la luce alle tue buone opere! Noi abbiamo fatto incidere le tue sembianze dall’arte che accompagna i morti alla radiosa immortalità! E quel ricordo te l’abbiamo consacrato oggi, 20 settembre, in cui anche l’Italia piantò il suo ulivo che durerà nei secoli! il suo grande ulivo di pace!

Di pace? Sì. Già noi ci meravigliamo che non tutti si uniscano a celebrare questa festa dell’ulivo. L’hanno, è vero, piantato i nostri padri, e l’ulivo vuol esser del nonno: pur si comincia a vedere qualche frutto dell’albero paterno! Pensate a quel che succede in questi giorni, anche in questo giorno, in quest’ora, là nell’estremo dell’Italia, nei luoghi, presso a poco, che primi, in tempi remotissimi, si chiamarono italia. Il nostro esercito, là, combatte: combatte una battaglia che già dura da tanti giorni quanti furono quelli della battaglia di Mukden; e ne durerà tanti e tanti altri! Il giovane capo di questo giovane esercito fu già sul posto. Mi par di vederlo arrampicarsi a Martirano (o nome predestinato!) sul suo muletto. In alto, Re giovane! sempre più in alto! L’esercito combatte senza fine. Forse già è cominciata la stagione delle pioggie! E i nostri soldati si ostinano contro il nemico sovrumano che vomita fuoco col bombire di cento artiglierie a ogni colpo 

G. Pascoli- Pensieri e Discorsi 21