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316 | pensieri e discorsi |
casa romita e raccolta, lì in fondo, ne fosse il correttivo. Più si consumava la soglia del consigliere, e più cresceva l’erba su quella del giudice.
E si consumava davvero! Chi ha vissuto un poco a Barga, e non ha conosciuto quell’uomo che aveva il buon augurio nel nome e nel cognome? O Salvo Salvi, tu eri, con colui che abbiamo commemorato poche settimane sono, il Genio del luogo: tu impersonavi Barga, l’austera e leale, modesta e fiera Barga dei tempi andati. Tra te e Mordini sempre e in tutto congiunti, vi dividevate le parti: Mordini era per i suoi paesani l’Italia; per noi forestieri, tu, Salvo, eri Barga.
E nel suo gran da fare, ben presto i suoi concittadini di Barga e di Coreglia lo ritrovarono, e vollero per loro buona parte della sua attività. E così egli, che dal 1870 al 1887 fu anche vicepretore nel suo mandamento, questo mandamento dovè rappresentare nel Consiglio provinciale, per circa venti anni. E vi fu vicepresidente, e fu anche deputato provinciale e vicepresidente della deputazione: tanto era apprezzata a Lucca la sua esperienza, la sua rettitudine, il suo sano intuito, la sua savia parola. Ma a voi, o cittadini, non bastò tale opera che per voi egli sottraeva al suo privato lavoro: lo voleste sindaco. E per sette anni, dal 1887 al 1895, Salvo fu Sindaco o piuttosto il padrefamiglia della terra. Per tre o quattro ore del giorno egli era in uffizio. Il tempo che per voi egli prendeva al suo tempo, lo raccattava poi la sera e la notte. E amministrò con antica parsimonia, disegnando nel suo pensiero (e non posso dire se avesse ragione o torto) di frenare le spese piccole e molte, quanto si voglia utili, per