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314 | pensieri e discorsi |
sacra una casa che, per quanto rammodernata e ripulita, chiama più d’ogni altra il passeggiero a sostare un poco e a sognare un riposato e bello viver di cittadini, che può, sì, esserci ancora... Sosta il passeggero, fra la bella casa romita e una ringhiera avvolta dal glicine. A destra gli è l’Appennino folto di selve; egli vede Tiglio in alto godersi il sole; vede a mezza costa la chiesina di Giunceto. A basso scende la fosca Val di Latriani. Non vi sono, là in faccia, che viotterelli per pedoni o, tutto al più, per muletti. Le casine rivolte a Barga sembrano ammiccare per dire: Siamo soli, tra noi: possiamo ragionare. E forse, nel gran silenzio, il passeggero sente un fruscìo e uno scalpiccìo, appena distinti: è una vecchierella che entra nella chiesuola lì daccanto a guardare, sperando, un sepolcro in cui non sono rimasti che fiori: la divina Morta sale al cielo. O sente a un tratto un calpestìo più minuto e più vivace: sono le vostre belle Giannine e Mariannine che escono dalla scuola del convento. O rimbomba, ecco, sul suo capo il suon dell’ora, che gli dice, È presto, oppure, È tardi; ma lo sveglia, e a ogni modo, ricordandogli che si vive nel tempo, a tempo. Appunto: quanti di noi, da quella doppia aerea voce, come d’un portentoso misterioso cuculo, non fummo ammoniti a rivolgerci alla bella casa lì dietro, e a passarne, con onesta fretta, la soglia! Perchè pochi davvero o nessuno di noi (dico noi, ora: ci sono entrato in quella buona casa, e spesso e con tanto utile, anch’io), pochi o nessuno sono tra noi, che non abbiano per quella Via sacra cercata, a piedi del Clivo sacro, quella casa dove era colui che Antonio Mordini chiamò l’uomo giusto.
Chè egli era l’uomo a cui tutti ricorrevano e di