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308 pensieri e discorsi

pitati, fucilati sui patiboli, per le vie, ai muri dei camposanti; finiti d’angoscia nell’esilio, caduti gridando, Avanti! nei campi di battaglia, trionfavano quel giorno nei due prodittatori di Garibaldi.



VII.


Ed eccolo lì, uno dei due.

Eccolo lì, sotto il grande albero che egli amava, e che ha, presso a poco, gli anni della terza Italia; perchè questa cominciò a essere quando si cominciò a morire per lei. E per lei, per l’Italia libera, indipendente e una, suo sogno sin dagli anni suoi più giovani, Antonio Mordini cospirò, combattè, operò.

Sono sue parole. Sono scritte sulla sua tomba. Egli le ridice dal bronzo della sua seconda vita nella gloria. Ha egli bisogno d’essere difeso perchè mazziniano in gioventù, fu poi...? E che altro fu poi, sino alla morte, se non mazziniano?

Udite!

Il 20 settembre del settanta, quando i cannoni regi aprivano la breccia a Porta Pia, e i bersaglieri entravano di corsa in Roma, in quel giorno che l’Italia diveniva veramente una, forse un uomo solo, in tutta Italia, non seppe, la sera di quel giorno, il più grande avvenimento del secolo. Gli altri, sì, tutti, credo; perchè in tutta Italia il telegrafo annunziò che ciò che tutti con indicibile ansia aspettavano di giorno in giorno, d’ora in ora, era compiuto. E s’invasero i campanili, e tutte le campane sonarono a gloria. Era la Risurrezione della Patria. Anche i prigionieri seppero il fatto, perchè la romba festosa percosse