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302 | pensieri e discorsi |
volo, però; manso. E tutte queste buone genti, senza chieder nulla a nessuno, fanno la spola attraverso l’Oceano, vengono e vanno tra i due mondi, portano fuori la loro ingegnosa attività, riportandone qua di che comprare qualche campetto, qualche campetto che vangarono come mezzaioli e che ora vangheranno come padroni, con più gusto, certo, ma cocendo in tanto nell’antico paiolo la polenta di prima. E questa Barga libera e schietta, questa, per così dire, repubblica di San Marino dell’occidente (ella ha il suo rude San Cristofano che passava i fiumi, come San Marino passò il mare), questa Barga riposa dalla sua lunga storia di peste fame e guerra, e sogna guardando, colaggiù colaggiù, al Serchio: sogna che un buon vento le rechi un rumore... il rumore rotto, come si sente talora, del Serchio in piena, dopo le grandi pioggie... ma no, il cielo è sereno; solo una nuvoletta corre colaggiù, si fa e sfa continuamente; una nuvoletta vaga... e il rumore non dura continuo come quello del Serchio, ma s’interrompe; e un debole fischio, col buon vento di ponente, arriva sino al Giardino, sino al Fosso, sino all’Arringo... È la vaporiera. O sogno di tutta la valle! o voto supremo di Antonio Mordini!
III.
Domani Barga sarà tornata alla sua pace operosa, la quale del resto era cominciata da quando Firenze, da cui ella era Comune piuttosto protetto che soggetto, ebbe la signoria o supremazia di tutta Toscana. E la pace divenne, anzi, al fine sonnolenza, appena