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300 | pensieri e discorsi |
il Serchio che corre rapido come per la impazienza di fare il bene, e brontola in corsa come per il malumore che non si veda ancora tutto il bene che può fare. E si affolla in conspetto al reduce, più grande che uomo, una moltitudine varia e concorde, dove si possono ravvisare, tra i noti visi degli abitanti delle due storiche terre gemelle, Barga e Coreglia, tra i robusti Gallicani e i solerti Bagnaioli, il pensoso pastore delle nostre Alpi e l’arguto navicellaio del nostro Tirreno, l’ispido cavatore della pittoresca Garfagnana e il sapiente agricoltore della fertile Lucchesia. Nè manca, con onorevoli deputati e senatori e magistrati provinciali e comunali, il Governo del Re nella persona d’un uomo altamente benemerito, che dà, alla festa di gratitudine e d’amore della Val di Serchio, il visibile carattere di solennità dell’Italia intera.
I.
Oggi dunque gli applausi e gli evviva e gli inni e le bandiere e le fanfare, e quel subitaneo soffiar di memorie nel cuor dei vecchi e di propositi nel cuor dei giovani... Di qui a pochi giorni il solito silenzio, il silenzio che in questa terra sembra più grande al pensatore, perchè succeduto a un inverosimile tumulto di storia. Questa terra, che ebbe privilegi dalla contessa Matilde confermati dall’imperatore Barbarossa, difese la sua libertà di Comune con secoli di guerra. Spesso intorno a queste mura furono costruiti battifolli e bastite per prendere la terra; e bellissime zuffe furono appiccate nelle vicinanze per liberarla. Battagliarono arditamente in questi luoghi