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la messa d’oro | 291 |
efimero. Voi vorreste, senza dubbio, non gl’imperi di Attila e di Tamerlano, ma quello del buon Augusto. Ebbene questo, di Roma, l’impero degli imperi, non fu che la dedizione di Roma ai popoli conquistati, non fu che il dono che di sè fece l’Urbe all’Orbe. Per appena un terzo della sua storia, l’impero fu nelle mani d’imperatori non dico romani ma italici.
E oggi?... Ma non parliamo d’oggi! IL domani terribile sorge, che spezzerà la gioventù della terra, con la dinamite, la panclastite, la lyddite!
Si affaccia ai nostri tempi l’orrenda battaglia universale, che sarà la catastrofe di quello che si chiama il materialismo, e potrebbe chiamarsi il bestialismo, storico. Perchè sì; ai nostri tempi sono accaduti e accadono molti fatti che si prestano mirabilmente a formulare la teorica dell’unico o prevalente interesse, come movente nella storia umana. Ma i nostri sono tempi d’eccezione.
I popoli ora sono come quei viandanti che trovarono il tesoro.
Facevano insieme la loro via, tollerandosi se non amandosi, disposti a mettere in comune il loro viatico, disposti a difendersi dai comuni pericoli, sorreggendosi anche nelle viottole scabrose, e ragionando e confortandosi e consolandosi.
Ma trovarono il tesoro, e meditarono l’uno all’altro la morte.
VII.
O viandanti dell’umano destino, o classi, o popoli, tristo quel tesoro, che a voi scopersero Colombo e Livingstone, che a voi trovarono Watt e Volta, tristo