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242 | pensieri e discorsi |
vello e molto meno il ventre. Non sarà un dies irae il gran giorno: sarà il giorno della pietà!
Io vedo moltiplicato all’infinito per tutta la terra il convito di Elena. Si ricordano, intorno alla mensa, tutti, familiari e ospiti, le loro sventure. Il racconto delle miserie altrui suscita il ricordo delle sue proprie. Il pianto si fa compianto, la passione si fa compassione.
— Come potemmo noi odiar voi che tanto avete pensato?
— E noi come potemmo dispregiar voi che tanto avete sudato?
— E noi non riconoscemmo la vostra mente!
— E noi non baciammo le vostre mani!
— E sì: dovevamo a voi il pane dei nostri bambini!
— Oh! no: noi, noi, lo dovevamo a voi...
— Figli, venite a ringraziare il vostro benefattore.
— Figli, abbracciate il vecchio operaio che vi alimentò.
— No...
— Baciatevi, o piccoli, tra voi, che siete fratelli.
— Oh! quando penso, che tu non avevi sempre il pane...
— Taci: e io che t’invidiavo? Pareva che noi non sapessimo che anche a voi erano lunghi i giorni e lunghissime le notti... e breve la vita!
— E ora? Per il meglio lavoreremo anche noi un poco, manualmente: fa bene alla salute e al cuore...
— E anche noi avremo un po’ di tempo per l’intelletto.
— Io non ho bisogno del superfluo, perchè sono