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l’avvento | 241 |
e se fu, l’ingegno umano non si avvizzì? non diventò sterile? nel grande opificio l’uomo non sospirò la libertà? O tutto tornò come prima? non ci furono, di cambiati, che le persone dei proprietari; e tutti i cuori? e infine, nei secoli dei secoli, non si oscurò e raffreddò per sempre il sole, non lasciando sopravvivere sulla terra, divenuta un sepolcreto enorme, nemmen la memoria di quel genere d’animali, che con tanta intelligenza non aveva saputo assettare la sua vita comune, nè come le api e le formiche, che vivono in pace e fratellanza nelle loro arnie e nelle loro caverne, nè come i leoni e le tigri che di tutto fan preda fuorchè di leoni e di tigri, nè come le iene che mangiano tutto quel che trovano, ma lasciano vivere i vivi?
V.
O tetra Apocalissi, io non credo in te, perchè credo nella carità! Ecco la base del mio socialismo: il certo e continuo incremento della pietà nel cuore dell’uomo. Tutti i fatti raccolti dai materialisti della storia, non provano che questo: che l’uomo da solo ragionevole è divenuto sentimentale.
Non è stato l’interesse che ha via via suggerite le grandi trasformazioni sociali, ma un sentimento opposto all’interesse. La considerazione della storia a quel modo, è un continuo e facile sofisma.
È stata Roma che ha fatto trionfare la croce, sono stati i padroni che hanno abolita la schiavitù, è la borghesia che predica il socialismo. E sarà il cuore che troverà l’assetto ottimo della società, non il cer-