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l’avvento 237

di offendere la Giustizia. La Giustizia poi glielo fa sapere... Ma la Giustizia non s’accorge di esercitare la sua autorità nuova contro una donna di molti millenni prima, non punto dissimile dalla femmina di qualche animale che nega il latte a qualcuno dei suoi piccoli o che a dirittura lo divora.

Alle quali femmine la Giustizia non dà nessuna pena. Alla donna infelice che vi è innanzi, o giudici, è mancato a un tratto il prodotto dell’evoluzione di molti millenni, perchè è mancato un vagito, un sottile vagito, un solo piccolo vagito, che le avrebbe detto, Pietà di me; ed ella non potè udire quel gemito perchè l’avrebbe tradita. Oh! se avesse potuto volerlo udire, oh! non ci sarebbe stato bisogno del codice e del tribunale e del carcere per farle comprendere che cosa era giusto che facesse. Dopo il sentimento di pietà, sarebbe sorto il concetto di giustizia.

Ora mi dirà alcuno che anche qui è questione di parole? No, è questione di cose. O apostoli della rigenerazione umana, se voi dimenticate che la base di questa rigenerazione è la pietà e il sentimento, non la giustizia e la ragione, voi andate contro il vostro fine; voi, cioè, agitate, combattete, soffrite, perchè non avvenga ciò che voi volete che avvenga. Proclamando presente la giustizia futura, voi togliete la pianta dalla terra onde ella trae il nutrimento per il fiore che forse è già in boccia, voi la separate dalla sua radice; e l’agitate e la mostrate dicendo: Ecco il fiore. E il fiore così non si aprirà più. O spiriti ardenti, il fiammante e soave fiore dell’avvenire, ha bisogno del nutrimento del nostro cuore e della rugiada dei nostri occhi! Il sole dell’avvenire che aprirà in fine quella rossa corolla, si chiama l’amore!