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l’avvento 229

diando d’ognun di noi le abitudini, troverebbe qualche particolarità di cui sospettare: dorme troppo, dorme poco costui; piange per nulla, ride di nulla; è distratto, è contratto; esce di notte, non esce di notte; s’adira all’improvviso, ha una calma continua... Io credo che l’uomo normale non esista: e come sarebbe a quei dotti impossibile dimostrare che esiste, cercandolo per tutto il mondo, come colui che cercava l’uomo felice di cui aver la camicia, così è facile a ognuno, con una sola parola, dimostrare che non esiste: non esiste l’uomo normale, perchè questi sarebbe l’uomo non evoluto, ossia il non-uomo ancora. Chiamerebbero essi degenerata la Terra, perchè non è più gas? e in Giove troverebbero essi avanzata e nel Sole già cominciata la degenerazione? È questione di parole. Essi trovano nel tal genio o nel tal delinquente certi strani timori... Ma non sanno essi che l’uomo è l’animale che teme ciò che le bestie non temono? non sanno essi che l’uomo è l’animale che sa di morire? Trovano che il tal altro, genio o delinquente, aveva tenerezza per la sorella e per la madre. Ma non sanno essi che l’uomo è colui che ama la femmina anche all’infuori della spinta sessuale? Trovano in tutti, credo, i geni e i delinquenti, l’epilessia... Ma tutti, tutti portiamo in noi lo squilibrio della fatale ascensione, per cui dal pithecanthropos alalos si svolse l’homo sapiens, e dall’homo sapiens o ragionevole si svolge l’homo, che io dirò humanus...

E qui, dame gentili, io mi rivolgo a voi, perchè temo che vi sembri già che io non abbia accolto il vostro pio invito, se non per farvi ascoltare una lezione d’empietà. No, dame gentili. Io vi ricorderò alcunchè del libro sacro a cui credete, e vedrete,