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l’eroe italico 211

l’ingegno, e l’opera così efficace e così pura la gloria; ma specialmente perchè tu puoi liberamente assecondare la tua coscienza animosa e veggente, e guerreggiare contro la guerra! Tu puoi vedere e detestare in ogni cosacco della tua nazione un futuro incosciente omicida, e ritrarre l’occhio offeso e il cuore ribelle dalle grandi squadre armate, che passano respirando la strage futura, come immense bande di masnadieri! Tu così puoi giudicare e sentire, perchè nessuno e nulla minaccia la grande Russia, ed ella può scegliere tra l’odio e l’amore, tra la pace e la guerra; ed ella sceglie quello che è così atroce scegliere!

Quanta differenza fra te e il barbaro poeta del sangue che solletica e fa ruggire la belva immane che sta accovacciata nell’altro grande impero, che aveva la fulgida e limpida gloria d’aiutare tutti i popoli, ed ora aspira all’altra sanguinosa di turbarli tutti; e nel tempo stesso manda più di dugento mila uomini contro una piccola nazione di agricoltori e pastori, e prepara l’abolizione della nostra lingua in un’isola che da solo un secolo è dell’Inghilterra, mentre questa lingua risuona, forte e soave, più forte e soave che mai, in Trieste, dopo quattro secoli che vi domina l’Austria! O Garibaldi, nostro eroe, che amavi tanto l’Inghilterra, per poco meglio che una mezz’ora di rispitto a Marsala, dillo tu, se è giusto! La tua camicia rossa non si vide laggiù, sul Vaal e sull’Orange, ella che è stata veduta per tutto, in America e in Europa, in Francia di rincontro alla Germania, in Polonia contro i Russi, in Creta, in Erzegovina e in Tessaglia contro i Turchi; non c’è divisione etnica in Europa, i cui militi non abbiano