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188 | pensieri e discorsi |
fondato di là dell’Oceano un istituto filiale e fraterno; e l’uno e l’altro sarà lambito dalla medesima corrente ideale che fa germinare i medesimi prodotti in latitudini diverse. E tra l’uno e l’altro una corrente di giovani generosi andrà e verrà, che qua porti lo spirito del rinnovamento e là rechi lo spirito della tradizione. D’onde s’inalzerà la ideale città del buon vivere su fondamenta solide, perchè ella non crolli al vento come un edifizio fantastico, e in alto in alto s’aderga, dove è l’aria pura d’ogni miasma e d’ogni perverso fermento.
Queste gioconde speranze mi ragionano nell’anima in questo giorno, che ride pacifico in una settimana di lotta e di passione. Sono queste speranze fondate su due facili previsioni: sulla previsione che le Università saranno col tempo, come tante altre cose, lasciate a sè stesse, con tutto ciò che è ragionevole che conservino e che acquistino; sulla previsione, che sempre più salda si farà l’unione delle parti d’Italia. L’una previsione è conseguenza dell’altra. Non c’è bisogno di legare insieme i fratelli, perchè si scaldino al medesimo focolare e si assidano alla medesima mensa. Soltanto, brilli nel focolare il fuoco, e fumi sulla mensa la vivanda! L’unione d’Italia viene da necessità d’amore, non da fato di forza! E qui specialmente si può bandire questa verità, in questa città che si è slanciata più volte verso l’Italia, che ancora non esisteva politicamente, con eroica impazienza; in questa isola, che diede, dalla nobile Palermo, il segno dell’aurora italiana, con le sue campane; in faccia a quel lido Calabro che portò primo quel sacro nome d’Italia, e se ne ricordò sempre e sempre se ne mostrò degno.