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184 | pensieri e discorsi |
scienza. Bene: ricordiamoci. Questa Università fu dai maggiori vostri domandata, voluta, litigata, ridomandata, rivoluta, rivendicata, pagata e ripagata, protetta anche con la forza, quasi a furia di popolo, ostinatamente, violentemente: e ciò quando poteva parer ragionevole e paterno consiglio quello che già nel 1752 Carlo di Borbone dava a Messina: “che rivolgesse il pensiero alle industrie e ai commerci„: ciò quando nella desolante uniformità di principii e di metodi e di fini poteva parere superfluo un Ateneo oltre quindici o sedici altri; poteva anzi parere dannoso, nella esuberante fabbricazione di spostati, che si faceva e fa nella patria nostra. Ebbene, quando l’Università sarà trasmutata in un cuore che governi la circolazione della vita, e dia lumi ai commerci e forze alle industrie, per non dir altro; allora quelli che l’hanno pagata e ripagata senza averne un vantaggio si ritrarranno nel momento che il vantaggio lo possono avere? E poi è troppo ben collocata questa Università, perchè si pensi mai a farla sparire. Questo è il luogo dove si stringono due mani invisibili. È lo stretto e, mi si perdoni il bisticcio, la stretta. Qui la penisola si tende verso l’isola col suo selvoso Aspromonte; qui la Sicilia si protende verso l’Italia col suo candido Faro. La Calabria e la regione Mamertina sono le due mani, che l’Italia e la Sicilia si stringono: sono, se volete meglio, le due labbra con le quali si danno un bacio d’amore indissolubile.
Qui è il ponte, o giovani: e le teste di ponte, per dirla militarmente, si fortificano. Ebbene l’Università è questa fortezza! E non cadrà mai, se prima potrà, per l’autonomia che è inevitabile, e poi se