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180 | pensieri e discorsi |
corrente, esserne perduto, anche dopo che se n’è accorto, d’esserne portato e perduto; ma ella non è veramente fatale se non per chi non se n’accorge nè prima nè dopo nè mai. A ogni modo, o voi dalla riva, siete o crudeli o stolti quando gridate ai notatori: Non giova volere e contrastare: lasciatevi andare! Il fatto è che il genere umano fa da secoli e secoli (da assai prima che quella legge fosse bandita e chiarita) sforzi sovrumani contro questo fato ch’esso pretende sia bestiale e non umano. Col promuovere e incoraggiare siffatte perpetue risse tra gli uomini di studio e di pace, lo Stato gode a provarsi di far arretrare verso la bestialità quelli che sono più risolutamente avviati verso l’umanità.
Ma via: si attenui col nome d’emulazione codesta gara; si affermi ch’essa è per una ghirlanda di gattice, così poca cosa e grande onore: io temo che il sistema dei concorsi porti ad annullare nel mondo della scienza quella virtù che è sommamente necessaria, se non alla salvazione eterna degli scienziati, alla vita e alla prosperità della scienza: la virtù della modestia. Sto per dire che in un concorso a tali alti uffizi, bisognerebbe nominare chi non ha concorso; chi s’è tratto in disparte invece di mettersi avanti e dire: Io mi sobbarco; chi si lascia pregare e ripregare per mostrare ai giudici il poco o punto che ha fatto e che fa meravigliare altrui e arrossir lui.
Ma vi pare? Un lettore d’Università a qualunque facoltà appartenga, deve essere già filosofo: deve, cioè, già coordinare i suoi particolari particolarissimi studi a un tutto organico. Chi esamina con la lente la graffiatura d’un codice o scruta al microscopio l’intestino d’una zanzara, deve già sapere in qual