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una sagra 177

logicamente quelli che repugnano a che la ricchezza sia di pochi, devono repugnare a che i popoli più piccoli e più deboli siano preda dei più grandi e dei più forti; e perciò, come nella lotta economica, sostengono gli operai contro i padroni, e i meno ricchi de’ padroni contro i più ricchi, così nella lotta politica devono sostenere le nazioni contro gl’imperi, e le idealità e tradizioni singole e particolari contro le assorbenti ambizioni che già si mostrano come le prime nuvole di un uragano, che livella, perchè distrugge. In due parole semplici, e facilmente intelligibili a tutti, io, per non concludere con un enigma, dico che io auguro come uomo all’umanità, e come italiano e come tale che, secondo il suo dovere di insegnante, ha compito la catarsi d’ogni passione politica, all’Italia, l’avvento del “socialismo patriottico„; d’una religione, dico io (vecchia o nuova? In queste cose l’umanità fa da sè!), d’una religione che si annunzi più e meglio con una lunga serie di fatti, di sacrifizi e di martirii intimi, che con una fila, più o meno lunga, d’articoli di fede o di scienza, d’una religione che abbia la sua ara massima per tutta l’umanità, e le are minori per tutti i popoli, e le are anche più piccole e forse più dilette, per ogni casa: are in cui non arda che un fuoco: fuoco inconsumabile acceso da un amor solo.

In quest’attesa e speranza, qual destino sarà delle Università nell’avvenire? della nostra in ispecie?

E fuor di dubbio ch’elle saranno autonome, o non saranno. L’Università che emana dallo Stato, e dallo Stato è retta e diretta, è un meccanismo dispendioso per fare avvocati e medici e professori uniformi, come spilli e aghi, non è il grande e libero labora-