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172 | pensieri e discorsi |
ma che nessuno pianga per la sua gioia! A qualcuno dunque può giungere con un senso di dispetto la vostra appartata esultanza; a qualcuno, forse, con una punta di rammarico. A me fa l’effetto... perdonate l’umile paragone... del lume che brilla, in una sera di temporale, all’impannata d’una casipola di pescatori. Scrosciano i tuoni, mugge il vento, infuria il mare: in quel tugurio brilla quel lume. Per il temporale non si pesca. E i pescatori racconciano là dentro, conversando tranquillamente tra le convulsioni del cielo e del mare, le reti per la pesca del domani.
Chè del domani, o giovani, io voglio parlarvi. Della nostra Università nobili ingegni hanno scritta la storia e la cronaca. Voi la sapete, questa cronaca e storia, che non è senza glorie, ma conta certo più traversie che glorie. Una bolla papale fondava lo studio nel 10 novembre 1548, un bando nel 29 aprile del 1550 (tre secoli e mezzo fa) ne annunziava l’apertura.
Così fu accesa la fiaccola che languì sulle prime, combattuta da venti contrari, e poi divampò risoluta nel secolo decimosettimo, e parve spenta nell’ultimo quarto di quel secolo, e a metà del secolo seguente diede qualche guizzo, mostrando di non essere ancora spenta del tutto, e ricominciava nel 1829 una nuova vita, e il 19 marzo 1885 brillava come non mai, preparandosi a gettar la luce nel remoto avvenire. Tra ottantacinque anni, o giovani, pensate (io non voglio essere profeta malauguroso), qualcuno tra voi berrà ancora il dolce lume: lo berrà in un calice tremulo, ne verserà molto, ma qualche stilla pur ne berrà. Questo, forse unico, avanzato alla commemorazione