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168 | pensieri e discorsi |
pregio relativo; Umbrone è un vecchio lupo di mare come ce n’è tanti per queste riviere, che sono stati un po’ da per tutto; e Clite è una bella, ardente, faticante ragazza calabrese di nostra conoscenza: ma là in quel fondo lontano, illuminati dall’arte del poeta, ci sembrano più grandi e più belli.
È opera di mano moderna, e seppellita, in certo modo, perchè prendesse la patina e muffa d’antico; ma la mano è d’un Michelangelo o, meglio, d’un Cellini. Sì che l’illusione è grande; e ci fa dire che pochi poeti Alessandrini e Romani avrebbero saputo concinnare con altrettanta grazia nativa, tra lo stil dei moderni e il sermon prisco, tra le reminiscenze del mondo Omerico ed Esiodeo e le particolarità usuali della casa e della strada, un poema così perfetto.
Il quale oh! avessi potuto intendere dalla tua bocca, o poeta! Dicono che eri recitatore armonioso e persuasivo. Avrei voluto sentirti ripetere questi versi soavissimi, che continuano Virgilio, in faccia al mare che tu hai popolato di ninfe, vedendo le cimbe dei pescatori di pesce-spada, di che hai favellato al mondo. Ma tu ora non reciterai più soave e piano. La morte ha chiuso per sempre la tua bocca di poeta antico. Eppure non sei morto. I poeti non muoiono quando lasciano tanta vita d’imagini.
Queste ricambiano a lui il sacro dono. Vennero alla vita per lui, poichè prima erano confuse nell’oscurità e nel caos, per così dire, della natura e della psiche, ed esso le trasse fuori e soffiò loro sopra, ed apparvero a tutti: ora sono esse quasi l’alito incessante d’una sua seconda vita. E chiunque udrà in questo mare bellissimo, ripercosse dai monti le voci dei pescatori trionfali, chiunque fermerà gli