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164 | pensieri e discorsi |
di terra in terra: voi chiudete le porte, perchè lo squillo della vostra cetra non giunga all’orecchio del passante. Poeta, aprite la casa delle Muse. Fateci intendere a tutti, i dolci vostri inni: cantateli nella lingua nostra e presente, sì che tutti possiamo intenderli. Ne abbiamo tanto bisogno! Perchè la nostra anima si deforma per le strette della realtà, e ha bisogno della bellezza, e s’intristisce allo spettacolo della miseria immeritata e della felicità indegna, e ha bisogno della giustizia, e macera d’invidia e si stempera di pietà, e ha bisogno della purificazione. E tu puoi rivelare la bellezza e puoi persuadere la giustizia; puoi compiere la nostra catarsi, o poeta; puoi questo, cioè tutto, e non vuoi? Poeta, fa un passo, solo un passo per scendere sino a noi, e noi, inteneriti, rapiti, saliremo d’uno slancio gl’infiniti gradini che tengono lontana la nostra minimezza dalla tua sublimità. —
Così gli avrei detto: così non gli dissi; chè egli intanto, il vecchio poeta, moriva, ridestando d’un tratto con la notizia della sua morte la sua fama quasi assopita, come il vento col suo alito incendio che covi. E io non intenderò risposta alle mie parole, perchè, come diceva il suo Ibyco, non si può trovar più per i morti l’erba della vita!
Eppure oso, per non so quale comunione che ha la mia mente piccola con la sua grande, oso imaginarla, la sua risposta.