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158 | pensieri e discorsi |
troppo per non dir di troppo, in questa forma. Dall’orario dell’italiano si può sottrarre tutto il tempo che si dà alla lettura in iscuola dei libri o supremamente dilettevoli o supremamente noiosi. I primi lasciateli godere al giovinetto liberamente, in casa, nelle ore in cui la sua mente apre le ali; gli altri rimandateli ai topi di biblioteca, che se li rodano.
Del resto io dico di semplificare e non di restringere. Io non intendo una ragione che per molti è la massima e forse l’unica. Vogliono questi meno ore, meno materie, punte lingue difficili, punte materie astruse, perchè la salute dei giovani ci patisce. Quanto a questo, bisogna, cari babbi e care mamme, rassegnarsi. Sapete dell’Aedo, cui la Musa amò sopra tutti? “Degli occhi bensì lo privò, ma gli dava l’arguto canto„. Così è, presso a poco, per tutti quelli cui la Musa, la dea d’ogni scienza e di ogni arte, ama, per poco che ami. Non li accecherà a dirittura, ma li renderà, presto o tardi, più o meno, miopi. Ben altro fa la Terra, che pure è madre, di quelli che zappano la sua corteccia e frugano le sue viscere! Ed ella dà il dolore senza adeguato compenso, nè ideale nè materiale. E i vostri figli, il compenso, l’hanno, e qualche volta insigne, e spesso superiore ai loro meriti; e non si dà quasi più il caso, per lo studio, di divenire gobbi, come si dà, e senza che ne facciate troppi lamenti, per la bicicletta.