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la scuola classica 151

e certo non fabbricar più nè portar più in piazza la giunta mal gradita! E se questa "giunta" non fosse poi tanto da buttar via? Se questo "greco" non fosse poi tanto inutile?

Ma questo, onorevole Martini, lo dice anche lei, che è utile, utilissimo. O dunque? Ma lo crede meno utile che il resto. E anche tra il resto c’è il meno e il più utile, non è vero? Per esempio, il latino è delle discipline che avanzano, tolto il greco, la meno utile. Come no? Non sa lei che il latino, senza greco, s’intende poco, sì come lingua, sì come letteratura? Dirò meglio: si frantende. Pensi, onorevole Martini, allo pseudo-umanesimo succeduto all’umanesimo vero, pensi al latino de’ seminari (ora si vanno rimettendo), pensi la goffaggine di quell’arte, la nullità, falsità e cecità di quella critica! Sapevano il latino quei maestri d’umanità e retorica? A ogni momento ce li ricordano per farci vergognare della nostra ignoranza; e non è vero che lo sapessero, quel loro latino campato in aria, solo solo, pieno di licenze e bizzarrie, che essi ammiravano ne’ suoi scrittori, per partito preso, per astio, si può dire, alla modernità. Senza il greco non si capisce la differenza in latino tra poesia e prosa, e tra prosa d’uno e prosa d’un altro. Senza il greco, il latino è possibile saperlo, come (io cerco un paragone per dispensarmi dal dimostrare io ciò che tutti gl’intendenti dànno per dimostrato), come sapere scrivere senza saper leggere. Senza il greco dunque il latino non può sostenersi. Ed ella lo sa di certo, che l’uno porterebbe via l’altro e che Omero ritornebbe con Virgilio a braccetto nell’asfodelo prato; sebbene... Sebbene, mi ricordo, tra i cari giorni passati per sua benignità