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142 | pensieri e discorsi |
nalisti e uomini politici non guardano e non vedono, si ascende: si lavora a rimettere a nuovo le vecchie glorie, a conquistarne di nuove, a guadagnare, se non quelle cime donde un tempo vedevamo gli altri in basso, almeno tali alture dove gli altri, e siano pure più su, ci possano scorgere e dirci: “Ah! ci siete anche voi? Da bravi!„ Oh! sarà una bella sorpresa per i nostri valentuomini che non guardano, come altezzosi, non vedono, come presbiti che sono, se non in su e lontano, e che, predicando di anno in anno che il nuovo non è ancora e il vecchio non è più, finiranno un bel giorno con l’annunziare finita l’Italia; sarà per loro uno stupore, voglio credere, progrediente in letizia, sentirsi ripetere in coro: “Come, finita? e l’arte italiana? e la scienza italiana?„ Stupiranno e si allieteranno allora codesti uomini dalla mala luce e dalle ciglia alzate; per ora trovano, credo, magro il compenso che questa gioventù studiosa prepara al danno che, in fin dei conti, essi procacciano o non evitano alla patria. E lo sanno anche loro, i bravi e modesti giovani, non consolati nè d’un poco di agiatezza nè d’un lampo di gloriola nè d’un sorriso di assentimento; lo sanno anche loro che il compenso è magro: essi fanno il loro mestiere, nè è di loro cambiarlo con un altro, nemmeno più facile, come, per esempio, il vostro, o reggitori e sindacatori nostri; che non vedete o non guardate!
È dunque tale gioventù studiosa d’insegnanti, onorevole Martini, quella che le vuol bene e da lei sperò ed ebbe, e spera (senza far torto a nessuno) e avrà ancora. Io ho cercato qualche volta e credo d’aver trovato perchè, in un crocchio qualunque di insegnanti, il suo nome come di ministro passato o