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138 | pensieri e discorsi |
Sinone, or coi suoi bravi in agguato fa pensare ai Greci nascosti nel cavallo, or ha l’aria dei Troiani travestiti da Greci (sebbene questi li ricorda più il bravo da Bergamo: Corebo che diventa Grignapoco!), or assomiglia nè più nè meno che a... Enea che arringa gli ultimi campioni d’Ilio. Si sa: il bravo non ha l’eloquenza dell’eroe: maggior concisione, per altro: “andiamo da bravi: zitti e attenti agli ordini„. Così una volta, e l’altra: “Presto, presto! pistole in mano, coltelli in pronto, tutti insieme; e poi anderemo: così si va. Chi volete che ci tocchi, se stiam ben insieme, sciocconi? Ma, se ci lasciamo acchiappare a uno a uno, anche i villani ce ne daranno. Vergogna! Dietro a me, e uniti„. Qui la salvezza è nell’unione; in Virgilio, può essere solo nella disperazione. E gli eroi di Enea somigliano nelle tenebre della notte un branco vagabondo di lupi famelici, e i bravi del Griso, una mandria di porci, cui il cane rimette in ordine.
Sì, sì: è un sogno pieno di bizzarre e incerte parvenze; il “casolare diroccato„ ha ora l’idea della macchina “feta armis„, ora le sembianze del “vecchio tempio deserto di Cerere„, nello stesso modo che Menico ora è Iulo, che sgambetta vicino al babbo, ora par tutto... Androgeo: “a un tratto... si accorse d’essere incappato in mezzo ai nemici. Stupì; e ritirò indietro a un punto il piede e la voce. Come chi pestò un serpente, che non aveva veduto... Così Androgeo esterrefatto... voleva andarsene„. Ma non tutto vorrei credere effetto dell’immemore accozzarsi d’idee e sensazioni. Come a me pare che il Manzoni con la sua analisi della divulgazione misteriosa del segreto (cap. XI), “che d’amico fidato in amico fidato gira e gira... tanto che arriva all’orecchio