Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
il fanciullino | 3 |
Chi può imaginare, se non vecchio l’aedo e il bardo? Vyàsa è invecchiato nella penitenza e sa tutte le cose sacre e profane. Vecchio è Ossian, vecchi molti degli skaldi. L’aedo è l’uomo che ha veduto (oîde) e perciò sa, e anzi talvolta non vede più; è il veggente (aoidós) che fa apparire il suo canto1.
Non l’età grave impedisce di udire la vocina del bimbo interiore, anzi invita forse e aiuta, mancando l’altro chiasso intorno, ad ascoltarla nella penombra
- ↑ Od. 8, 499; phaîne d’aoidén.
Badiamo che io non intendo affermare l’etimo di aeidein da a privativo e vid- vedere. No: intendo asseverare che codesto etimo era presente agli antichi cantori. Si confrontino i due versi di Od. 1, 337 seg. che terminano il primo con oîdas e il secondo con aoidoi. Si mediti il 64 di 8: Degli occhi, sì, lo privò, ma gli dava la soave aoidèn. Si ripensi l’espressione su riferita: mostrava l’aoidèn. Persino, oso dire, giova osservare, riguardo l’accecamento di Polifemo, mangiator d’uomini e bevitor di vino, che polyphemos, oltre a essere il nome del terribile Ciclope, è epiteto dell’aoidós Femio (22, 376), Phèmios il cui nome somiglia del resto a quello di Polyphemos. E il Ciclope che mostra nella Odissea la sua musicalità solo quando (9, 315):musicalità che del resto è nel suo nome, se esso vale, come in 2, 150, “pieno di sussurri o di voci„, il Ciclope è presso Teocrito un dolce cantor d’amore, e nessuno dei Ciclopi sa sonar la piva come lui (Theocr. Id., 11).egli con sufolo molto parava le pecore al monte,
Quanto a Väinämöinen, ricordo da quel meraviglioso frammento di versione dovuto al mio PEPavolini (Sul limitare, pag 75 seg.):
L’antico e verace Väinämöinen
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Quindi l’antico Väinämöinen
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
quando udirono il nuovo canto,
sentirono il dolce suono.