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128 | pensieri e discorsi |
la cosa manchevole e assurda del suo quadro: la cornice! Quanto poi alla freschezza, alla vita, alla grazia, all’ordine, alla proporzione, al sorriso di malizia, al senso d’eleganza, queste cose sono rimaste nel quadro.
Dunque io torno al Manzoni e al suo immortale romanzo. Lo lessi la prima volta in un agosto come questo, in monti come questi1: quanti anni sono? Molti, molti, molti. Lo leggevo, finite le scuole e chiusi gli esami, in quei primi giorni di vacanza, che vi compensano, con la loro ineffabile pace, dei molti mesi di fatica e di soggezione. Sono come la pioggia estiva dopo l’afa a lungo durata: si gode come "in quella rinfrescata, in quel sussurrìo, in quel brulichìo dell’erbe e delle foglie tremolanti, gocciolanti, rinverdite, lustre„; si mettono "certi respironi larghi e pieni!„ O divino Manzoni, io risento ora sfogliando il tuo libro quello che sentivo allora leggendo nel cassetto del tavolino i tre piccoli tomi ben rilegati di un’edizione milanese; quando rapito, assente, altro, provavo in me (ma allora non avrei saputo citare Aristotele), mediante la pietà e il timore, compiersi la catarsi di così fatte passioni. Se non sapevo citare Aristotele, avevo per altro letto qualche poco di latino; e la mia mente, passando dalla difficile all’agevolissima lettura, non si sentiva staccare, nè a poco a poco nè a un tratto, dai suoi studi consueti, nei quali, per giungere in cima a vedere la luce, bisognava farsi largo a traverso monti di vocabolari e selve di grammatiche: no: godeva anzi come una sensazione doppia, un piacere com-
- ↑ I monti di prima sono quelli d’Urbino; i monti di poi, quelli di Barga.