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la ginestra | 105 |
E la terra allora pareva grandissima al suo abitatore il quale credeva sè stesso dato signore e fine al tutto.
Invece è la terra, piccola, minima, un granello di sabbia. Credere la terra grande e le stelle piccole; o credere, come sono, infinite di numero e di grandezza le stelle e minima la terra: ecco le due religioni, ecco lo scòtos e il phôs, la tenebra e la luce.
Guardate il Vesevo sterminatore, il bagliore di lava fiammeggiante nelle tenebre, la fiaccola che s’aggira in un palazzo vuoto, guardate la morte.
Guardatela in faccia senza piegare codardamente il capo e senza erigerlo orgogliosamente. Voi sentirete la necessità di essere in pace coi vostri simili.
E non dite che sì, che tutti lo sanno di essere mortali, ma che ciò nessuno ha trattenuto mai dal male.
Io vi dico che non basta saperlo, bisogna averne satura l’anima e non avere nell’anima che questo.
Sanno anche, gli uomini, che le stelle sono grandi, o a dir meglio se ne rimettono con ozioso assentimento ai dotti che lo affermano. Lo sanno insomma, ma non lo pensano ancora. Verrà tempo che lo penseranno.
Giova sperarlo per il bene o per il meno male del genere umano; giova sperare che gli uomini i quali cominciarono come la greggia col non sapere di essere mortali e che poi dalla loro greggia si sono distinti, si può dire, per questo solo sapere di essere mortali, ma via via vigliaccamente hanno adombrata o nascosta questa conoscenza, hanno cercato, infelici! di uccidere la morte e di frodare il destino; si rimetteranno coraggiosamente nella loro via: nella via