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100 | pensieri e discorsi |
di imagini sinistre, spicca quel fiore col suo profumo che il deserto consola.
C’è dunque nel deserto della filosofia Leopardiana un fiore gentile che manda il suo profumo d’odore dolcissimo
quasi
I danni altrui commiserando, al cielo.
Oh! quali danni! Ecco un deserto di lava e di cenere, ecco al ricordo una silenziosa campagna memore d’un impero perduto, ecco su noi un cielo notturno gremito di stelle, ecco sotto noi una terra che ha nel suo seno città sepolte; vediamo uno scheletro di città messo all’aperto, una fiamma che guizza tra le rovine come una fiaccola misteriosa che si aggiri in un palazzo vuoto. Su tutto domina il simbolo della distruzione: il monte sterminatore. E si hanno un volo e una caduta di una terribilità vertiginosa. Sopra il monte ardente, il cielo stellato. Guardate quelle stelle, poi quella nebbia di stelle, concepitene la grandezza. Ecco, il monte è sparito, la terra non è che un granello di sabbia. Un pomo cade dall’albero, senza sforzo, per la sua maturità. Questo piccolo tonfo vuol dire la rovina d’un popolo di formiche. I boati profondi del Vesevo sterminatore non sono nemmeno comparabili a quel lieve tonfo d’un pomo marcio che si schiaccia a terra. Noi inabissiamo in pensiero, come ci accade talora in sogno, quando ci abbandona a un tratto il peso.
Nessun commento potrebbe farsi più espressivo alla massima funerea
da Natura
Altro negli atti suoi
Che nostro male o nostro ben si cura!